Sfinge: il significato di un mistero che interroga l'uomo...
Dalle sabbie del deserto ai santuari dell'Antica Grecia, la Sfinge attraversa millenni di storia trasformandosi da guardiana divina a creatrure enigmatica e crudele. Un simbolo che ancora oggi interroga l'uomo sul mistero della conoscenza...
Di Andrea Contorni - lunedì 01 novembre 2025

La Sfinge, dall'Egitto alla Grecia, il viaggio di un enigma immortale. Poche figure mitologiche sono passate attraverso secoli e millenni con la stessa aura di mistero della Sfinge.
La nascita della Sfinge, creatura leggendaria presente in varie mitologie, è dibattuta. Alcuni studiosi, pur in assenza di un riscontro accademico documentato, ritengono che la più antica rappresentazione di sfinge sia una scultura ritrovata in Turchia, al confine con la Siria, datata al 9500 a.C. La Sfinge probabilmente nacque sulle rive del Nilo come simbolo di potere e sapienza. In seguito approdò in Grecia evolvendosi in una creatura enigmatica, ambigua e spietata, al confine tra il divino e l'umano. La storia della Sfinge è quella di un simbolo assolutamente universale, capace di mutare forma e significato senza mai perdere la propria dirompente forza evocativa. Abbiamo tre tipologie di sfinge riscontrabili in strutture architettoniche di vario genere: l'androsfinge (testa umano e corpo di leone), la criosfinge (testa di capra/ariete e corpo leonino) e la ieracosfinge, un leone con la testa di falco. Fu lo storico greco Erodoto a identificare e nominare le tre diverse sfingi durante i suoi viaggi in Egitto.
Dalla Sfinge egizia alla Sfinge greca: il viaggio di un simbolo universale

Come ho accennato, la Sfinge egizia era intesa come una custode del sacro, incarnazione stessa del potere divino. Nell'antico Egitto, la Sfinge era una creatura solare, un simbolo di protezione che veniva costruito vicino alle Piramidi. Possiamo paragonarla a una grande maschera apotropaica, che allontanando le negatività dalle tombe dei faraoni, assicurava alle loro anime una vita serena nell'Oltretomba. In origine infatti, le sfingi erano poste a guardia delle necropoli e dei templi, spesso disposte lungo i viali d'accesso come sentinelle silenziose della soglia tra l'uomo e il soprannaturale. Non erano mostri, ma manifestazioni di armonia cosmica. Proteggevano i luoghi sacri, scacciavano il male e mantenevano l'ordine naturale dell'universo. Non ne abbiamo sicurezza assoluta ma la prima sfinge egizia ad essere creata, dovrebbe essere una statuetta in alabastro costruita in onore di Hetepheres II, moglie del faraone Kheper/Djedefra, regina della IV dinastia (XXVI secolo a.C.). Ci troviamo nella stessa epoca della presunta costruzione della Sfinge di Giza, considerata la prima sfinge identificata con certezza. Pertanto le due realizzazioni, una alta appena 25 cm, l'altra circa 20 metri, si contendono il primato. Di sicuro la Sfinge di Hetepheres II è la più antica realizzazione conosciuta di una sfinge femminile. La Sfinge poteva infatti essere di natura maschile o femminile a seconda di chi era chiamata a proteggere. Veniva rappresentata col corpo leonino e il volto del faraone o della consorte reale. Era la simbiosi tra la forza terrena del leone della savana e l'intelligenza spirituale e quasi divina del sovrano umano.
La più celebre tra tutte è la già citata Grande Sfinge di Giza. Situata nella Necropoli di Giza, in pietra calcarea, raffigura una sfinge sdraiata col corpo di leone e la testa umana. È la più grande statua monolitica tra le sfingi egizie con i suoi 73 metri di lunghezza, 20 di altezza e 19 di larghezza. Creata nel 2500 a.C. durante il regno di Cheope o Chefren, il volto dovrebbe rappresentare proprio quest'ultimo faraone (la cui piramide è la seconda per grandezza del complesso di El-Giza dopo quella di Cheope) o uno dei suoi figli o Cheope stesso. Colpisce la sproporzione tra la testa e il corpo della Sfinge di Giza. Inoltre proprio la testa presenta un grado di deterioramento minore rispetto al resto del monumento. La Sfinge potrebbe aver avuto altre sembianze nel volto, magari di un animale o di Anubis o di un altro faraone in proporzione con il corpo originario. Molti ritengono che fosse addirittura preesistente al regno di Cheope, secondo sovrano della IV dinastia, e che proprio Cheope o Chefren abbiano promosso la costruzione di una nuova testa che li rappresentasse.
La Sfinge dei Nassi: incontro tra arte, mito e conoscenza
Quando la Sfinge mise piede in Grecia, il suo significato cambiò radicalmente. Non era più la guardiana silenziosa e benevola dei templi e delle Piramidi, ma una creatura minacciosa, inviata dagli dèi per mettere alla prova gli uomini. La sua leggenda più famosa è quella narrata nel ciclo tebano da vari autori (Diodoro Siculo, Ateneo di Naucrati, Sofocle, Euripide e il romano Seneca tra i tanti): la Sfinge di Tebe, un mostro di natura femminile con viso di donna, corpo di leone e ali d'aquila, era stata prelevata in Africa da Hera per punire i tebani. Da una rupe posta all'ingresso della polis, la Sfinge di Tebe rivolgeva ai passanti dei difficili indovinelli. Chi non era in grado di risolvere l'enigma veniva strangolato o divorato. Edipo ebbe successo. La Sfinge, sconfitta, si tolse la vita. Edipo ottenne il regno di Tebe sposando inconsapevolmente sua madre Giocasta. Il finale della storia fu tragico. Quando si scoprì il rapporto incestuoso, Giocasta si diede la morte ed Edipo, cavatosi gli occhi, andò in esilio ad Atene. L'indovinello che la Sfinge di Tebe pose a Edipo recitava: "Qual è l’essere che al mattino cammina su quattro gambe, a mezzogiorno su due e la sera su tre?" Rispondendo "l'uomo", Edipo sciolse il mistero e segnò il trionfo della ragione sull'ignoto. Nel mito, il mostro diventa il simbolo della conoscenza pericolosa, del limite che l'uomo deve superare per affermare la propria identità. Dalla saggezza egizia alla prova greca, la Sfinge si trasforma da custode dell’ordine cosmico a giudice dell’intelletto umano.

Nel mondo greco, il tema della Sfinge si diffuse anche nelle arti figurative: pitture vascolari, sculture, acroteri e rilievi, mostrano spesso la figura alata con volto femminile, talvolta associata a contesti funerari. In Grecia la Sfinge rimane comunque una figura liminale: non demone puro, ma guardiana della soglia, simbolo del passaggio tra vita e morte, tra umano e divino. Nella successiva cultura etrusca la figura riappare con funzione apotropaica, riportando in primo piano la sua antica natura egizia di protettrice del sacro.
Un esempio straordinario di questa fusione culturale è la Sfinge dei Nassi, oggi conservata al Museo archeologico di Delfi. Scoperta in frammenti nell’Ottocento, la statua fu un dono votivo della comunità dell’isola di Naxos al santuario di Apollo a Delfi, intorno al 560 a.C. Scolpita nel marmo di Nasso, la scultura era colossale: poggiava su una colonna ionica alta circa dieci metri, eretta accanto all’Halos, il luogo sacro dove Apollo uccise il drago Pitone prima di partire per la terra degli Iperborei. Questa Sfinge è un'androsfinge, con testa di donna, corpo leonino e ali di rapace. Il suo volto, perfettamente simmetrico e sereno, riprende il modello delle korai arcaiche, le statue di giovani fanciulle che popolavano i templi del VI secolo a.C. Chi osserva la Kore con il peplo dell’Acropoli di Atene noterà la somiglianza: lo stesso sorriso arcaico, la stessa calma ieratica, la stessa tensione verso un ideale di bellezza eterna. Eppure, nelle ali della Sfinge dei Nassi si leggono tratti orientalizzanti, un gusto decorativo che riflette l'influsso delle arti dell’Asia Minore e dell’Egitto. È la prova che la Grecia arcaica non fu un mondo isolato, ma un crocevia di culture, dove simboli e miti si fondono in nuove sintesi artistiche e spirituali.
Bibliografia e sitografia:
- "Arte nel Tempo", De Vecchi e Cerchiari. Bombiani (1995).
- "Il volto della sfinge di Giza: incoerenze e domande". Articolo di Sabina Marineo, www.storia-controstoria.org/antiche-culture/volto-della-sfinge-di-giza
- "Civiltà sepolte, il romanzo dell'archeologia" di C.W. Ceram. Einaudi.
- Le grafiche sono pubblicate con Licenza di utilizzo "Canva" regolarmente acquistata.
- Le illustrazioni sono realizzate con l'ausilio dell'intelligenza artificiale.

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STORIA MISTERIOSA
« LA MENTE AMA L'IGNOTO. AMA LE IMMAGINI IL CUI SIGNIFICATO È IGNOTO POICHÉ IL SIGNIFICATO DELLA MENTE STESSA È SCONOSCIUTO... »
René Magritte
