La Tomba François di Vulci e il misterioso Mastarna - Storia Misteriosa, i grandi misteri della storia

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La Tomba François di Vulci e il misterioso Mastarna...

Straordinaria testimonianza del talento artistico etrusco, la Tomba François della Necropoli di Ponte Rotto a Vulci nel Lazio presenta un meraviglioso e complesso ciclo pittorico che nasconde un segreto legato alle Origini di Roma...
Di Andrea Contorni - sabato 18 novembre 2023
Storia Misteriosa - La pianta della Tomba Francois di Vulci e gli affreschi originali
La Tomba François risale al decennio 340-330 a.C. e apparteneva alla ricca famiglia etrusca dei Saties, originari di Vulci. È stata intitolata all'archeologo e Commissario regio di Guerra e Marina del Granducato di Toscana, Alessandro François, che la scoprì nel 1857. Si trova nella Necropoli di Ponte Rotto a Vulci (provincia di Viterbo nel Lazio).

La Tomba François è considerata tra le più importanti testimonianze etrusche al mondo per via del superlativo ciclo pittorico che la caratterizza con prevalenza di temi omerici e temi eroici all'interno di un contesto volutamente anti-romano. I Saties, evidenziando una volta di più la loro condizione agiata di potente famiglia gentilizia etrusca, commissionarono un grandioso sepolcro monumentale. Il dromos di accesso è imponente misurando ben 31,5 metri di lunghezza, lungo i quali si aprono tre camere secondarie e un'edicola funeraria. Si passa la Stanza I e si arriva all'ambiente principale, una struttura a T rovesciata (suddivisa in Stanza II e Stanza III) dai cui lati si accede a ben sette altre celle. Queste stanze sono tutte a pianta trapezoidale tranne la Stanza VII che è rettangolare. Le strutture dei soffiti sono particolari essendo a spiovente con columen in rilievo. La Stanza III presenta invece un soffitto a cassettoni con l'inquietante volto di Charun (il Caronte etrusco, con tutte le dovute differenze che poi vi spiegherò) collocato al centro. Gli affreschi ci parlano di fatti noti della mitologia greca con una sorta di contrapposizione con avvenimenti della storia locale. Nella Stanza III troviamo rappresentato il sacrificio dei prigionieri troiati voluto da Achille in onore di Patroclo ucciso in battaglia da Ettore e la celebre scena della lotta tra i condottieri etruschi tra cui un certo Mastarna, i fratelli Vibenna e sodales vari. Sono proprio questi due affreschi che andrò ad analizzare a fondo con particolare enfasi per il secondo che nasconde parte del mistero delle Origini di Roma.
Storia Misteriosa - Ricostruzione dell'affresco della Tomba Francois di Vulci con la scena dell'uccisione dei prigionieri troiani da parte di Achille
L'affresco che possiamo ammirare nella sgargiante ricostruzione sopra, arricchisce la parete di sinistra della Stanza III della Tomba François e raffigura il sacrificio dei prigionieri troiani. Achille che con violenza affonda la spada nel collo di un povero malcapitato è rappresentato tra Vanth, divinità etrusca femminile alata degli Inferi e Charun, uno psicopompo del mondo sotterraneo col compito di "accompagnare" i defunti nel loro ultimo viaggio verso l'Oltretomba. Charun può essere assimilato al Caronte ellenico ma senza ombra di dubbio, sussistono grandi differenze tra le due figure mitologiche. Caronte era il traghettatore che con una barca trasportava le anime dei morti nell'Ade attraverso l'Acheronte, un ramo dello Stige, uno dei cinque fiumi degli Inferi (almeno secondo Pausania, Virgilio nell'Eneide pone Caronte direttamente sullo Stige). Per attraversare il fiume, le anime pagavano a Caronte il pedaggio di una moneta. Coloro che non corrispondevano tale obolo erano condannate a vagare senza riposo sulla riva del corso d'acqua. Per questo era consuetudine collocare sotto la lingua del defunto una moneta, prima della sepoltura. Caronte, simbolo stesso della transizione tra la vita e la morte, è da sempre rappresentato come un vecchio uomo barbuto dallo sguardo di fuoco, vestito di un lungo e stracciato mantello scuro. Di Caronte possiamo leggere la descrizione di Virgilio nell'Eneide: «Caronte custodisce queste acque e il fiume e, orrendo nocchiero, a cui una larga canizie invade il mento, si sbarrano gli occhi di fiamma, sordido pende dagli omeri il mantello annodato.»

Charun invece si muoveva a piedi, a cavallo o su un carretto. Egli non solo scortava i defunti verso la meta finale ma doveva "strapparli" al saluto dei loro cari. Siamo dinanzi a un demone che nella religione etrusca possedeva un ruolo ben più importante di quello di semplice traghettatore di anime. Ruolo evidenziato anche dal grosso martello che si portava dietro, un'arma associata a un simbolo di autorità e potere che Charun deteneva nel regno sotterraneo, di cui evidentemente era custode. Lo ritroviamo in molte tombe col suo aspetto terrificante e grottesco, la testa mostruosa, i denti aguzzi, le orecchie lunghe e appuntite, talvolta la lingua sporgente e la pelle di colore blu. Forte era il suo legame con altre divinità dell'oltretomba etrusco. In questo affresco della Tomba François di Vulci, lo vediamo al fianco di Vanth, interpretata come una sorta di guida benevola per le anime dei defunti. La sua presenza potrebbe offrire consolazione e assistenza nel passaggio dalla vita alla morte, in compensazione al ruolo di Charun, il duro di turno, costretto spesso a trascinare via con la forza le anime di coloro che non volevano staccarsi dal mondo dei vivi. Concludendo ancora sull'affresco, da sinistra a destra abbiamo Agamennone, lo stesso spirito di Patroclo, Vanth, Achille, il malcapitato troiano, Charun, Aiace Talamonio, un altro prigioniero e infine Aiace Oileo.
La Tomba François di Vulci nasconde un segreto che si ricollega alle mitiche Origini di Roma, a uno dei leggendari sette re!

Vengo al punto forte dell'articolo, l'affresco della battaglia, sempre realizzato nella Stanza III della Tomba François di Vulci con protagonisti i mitici fratelli Vibenna, condottieri che nel VI secolo a.C. avrebbero dato vita a una vera e propria epopea di conquiste e di imprese incredibili tanto da entrare nel patrimonio leggendario di un'intera Civiltà, nello specifico quella etrusca. Sembra abbastanza certo che in epoca romana fossero ancora presenti memorie, (purtroppo a noi non pervenute), di una tradizione etrusca, comparabile e spesso in contraddizione con quella romana. Ma l'imperatore Claudio (10 a.C. - 54 d.C.), noto studioso e primo etruscologo della Storia, potrebbe aver avuto accesso a un tale patrimonio culturale e leggendario. Nella celebre tabula claudiana (o Tavola di Lione - "Tabula Lugdunensis") è contenuto il discorso che Claudio tenne nel 48 d.C. a favore della concessione della cittadinanza e della possibilità di accedere al Senato per i membri dell'aristocrazia della Gallia Comata. L'imperatore cita come esempio dell'integrazione culturale di un impero universalistico come quello romano, le gesta di un tal Mastarna, di origini etrusche, sodale dei Vibenna, divenuto re di Roma col nome di Servio Tullio. E le modalità di ascesa al potere di questo Mastarna contrastano con quanto tramandato dalla vulgata romana, ovvero un Servio Tullio allevato alla corte di Tarquinio Prisco. Parte delle vicende legate a Mastarna sono proprio nell'affresco che andiamo ad analizzzare.
Storia Misteriosa - Ricostruzione dell'affresco della Tomba Francois di Vulci con la scena della liberazione di Celio Vibenna da parte di Mastarna.
Esso rappresenta la liberazione del condottiero etrusco Celio Vibenna (Caile Vipinas) e decora la parete destra della Stanza III. La pittura, come accennato, nasconde un affascinante mistero. Analizziamola nel dettaglio: Caile Vipinas (Celio Vibenna) a sinistra viene liberato dalle corde da un tale Macstrna (Mastarna). A seguire Larth Ulthes uccide Laris Papathnas Velznach (di Velzn, Volsinii), Pesna Aremsnas Sveamach (di Sveam, Sovana) viene colpito a morte da Rasce, Plsachs (di Pls, forse Salpino o Falerii) è invece ucciso da Aule Vipienas (Aulo Vibenna). L'affresco continua con un'ultima scena sulla spalletta svoltato l'angolo con Marce Camitlnas che minaccia Cnaeve Tarchunies Rumach (forse associato a Tarquinio Prisco di Roma o a un suo congiunto). In pratica i coraggiosi Larth Ulthes e Macstrna sarebbero penetrati nel campo dove erano tenuti prigionieri Caile, Rasce, Marce e Aule. Li avrebbero liberati e poi armati. Nella mischia conseguente, i rapitori sarebbero stati uccisi con la sola eccezione di Tarchunies Rumach. Tutto ciò si riferisce al burrascoso "periodo dei condottieri" (VI-V secolo a.C.), una fase storica nella quale diversi duces etruschi, partendo dalle rispettive poleis di origine, compirono spedizioni di conquista e saccheggio in Etruria e nel Lazio, scontrandosi spesso anche tra loro. A noi interessa in particolar modo quel misterioso Macstrna che l'imperatore Claudio e la tradizione etrusca identificano appunto in Servio Tullio, il leggendario sesto re di Roma. Un Servio Tullio di sicuro diverso da quello di Livio per il quale l'etrusco era figlio della schiava Ocresia; adottato in seguito da Tarquinio Prisco, succedette al trono di Roma per intercessione della regina Tanaquil.

In realtà Mastarna sarebbe stato un navigato sodale dei fratelli Vibenna di Vulci, un uomo adulto nel fiore del suo vigore guerriero. Il Macstrna, analizzato da Massimo Pallottino, è composto da "Macstr-na", dal significato di "colui che è del magister", intendendo per magister la carica di condottiero che apparteneva a Celio Vibenna e in subordine ad Aulo. Per cui Mastarna era il luogotenente dei Vibenna. Nel futuro nome di Servio Tullio, avrebbe mantenuto proprio nel "Servio" il ricordo delle sue origini servili, al servizio appunto di un condottiero o di un re. Lo stesso Tacito narra che Celio Vibenna scese a Roma col suo esercito in soccorso di Tarquinio Prisco, prendendo possesso di un colle dell'Urbe (il futuro Monte Celio). Alla morte di Celio, sembrerebbe che ci sia stato un forte contrasto tra Aulo Vibenna e Mastarna, l'ex braccio destro di Celio. Ma che ruolo aveva nello specifico Aulo? Si pensa abbia reclamato la corona di Roma per successione legittima al fratello Celio appena defunto. Leggo nell'articolo di Giulio Antonini (riportato in calce nella bibliografia) che il Cronografo di Vienna (IV secolo) riporta la notizia del ritrovamento di uno scheletro sul Campidoglio durante i lavori di scavo per le fondamenta del tempio di Giove (ultimo quarto del VI secolo a.C.). Tale testa avrebbe riportato la scritta in etrusco "testa del re Olus o Tolus" interpretata come "testa del re Aulo" o semplicemente attribuita all'epoca ad Aulo Vibenna. Sempre parlando di teste, l'etimologia della parola Campidoglio sarebbe appunto "caput-Oli" dunque testa di "Oli - Aul", Aulo Vibenna, la cui testa sarebbe pertanto stata mozzata nel luogo da "uno schiavo di suo fratello" (attribuita a Fabio Pittore secondo Arnobio). In ogni caso Mastarna alias Servio Tullio, divenne il sesto di Roma governandola per ben 43 anni con grande beneficio per tutti.
Storia Misteriosa - Mastarna, alias Servio Tullio, sesto re di Roma
Non intendo dare per certo nulla, perché servirebbe una ricerca ancor più capillare sulle fonti, fermo restando la volontà della tradizione romana di occultare interi periodi della Storia dell'Urbe, giudicati poco edificanti da tramandare ai posteri. Il dominio etrusco su Roma è certo ma appare assai improbabile che Tarquinio Prisco abbia regnato per 37 anni, Servio Tullio per 43 e Tarquinio il Superbo per 26. In mezzo c'è stato qualche altro sovrano, probabilmente proprio Celio Vibenna, seguito da Aulo, allo stesso modo di Porsenna, altro condottiero etrusco, che dominò Roma dopo Tarquinio il Superbo in quel periodo tra la fine della monarchia e l'inizio della Repubblica. Tutto è avvolto dal mistero, da autori che dicono e non dicono e in questa incertezza si pone anche la testimonianza dello splendido affresco della tomba vulcense di Vel Saties.

La Tomba François è un capolavoro assoluto, massima espressione dell'arte decorativa e del talento architettonico del tempo. Un patrimonio talmente inestimabile che gli affreschi originali del sepolcro monumentale furono distaccati nel 1863, a pochi anni dalla scoperta, per essere trasportati a Roma, prima nel Museo Torlonia di via della Lungara e infine a Villa Albani. Oggi l'accesso al ciclo pittorico della Tomba François è garantito ad archeologi e studiosi per motivi di ricerca con l'eccezione di alcune rarissime mostre temporanee. Sarebbe desiderio comune che lo stesso potesse tornare nella sua sede originale. In ogni caso, gli affreschi risultano proprietà privata degli eredi Torlonia. La Tomba invece è visitabile presso il Parco naturalistico archeologico di Vulci. Fa parte della Necropoli Orientale, insieme alla Tomba delle Iscrizioni e al principesco Tumulo della Cuccumela e per accedervi è necessario il servizio di accompagnamento didattico. Tutte le informazioni valide per prenotare sono presenti sul sito del Parco. A Canino invece, nel Museo della Ricerca Archeologica di Vulci situato nell'ex convento San Francesco, si può ammirare la ricostruzione a grandezza naturale della Tomba François con tutti i suoi meravigliosi affreschi.

Bibliografia e note:
  • "Origini e storia primitiva di Roma", Massimo Pallottino. Rusconi (1993).
  • "La grande Roma dei Tarquini", catalogo di mostra. L'Erma di Bretschneider (1990).
  • "Servio Tullio e Mastarna nella Tabula Lugdunensis" di Stefano Roberto Mazzatorta. Rivista di Diritto Romano - XIII - 2013
  • Approfondimento sulla Tomba François presente sul sito canino.info
  • "Celio e Aulo Vibenna: i conquistatori di Roma dimenticati dalla tradizione" di Giulio Antonini, 28 Novembre 2020.
  • Per il disegno della pianta della Tomba François, esso è pubblicato con Licenza Creative Commons Attribuzione-Condividi allo stesso modo 3.0 Unported, 2.5 Generico, 2.0 Generico e 1.0 Generico da Wikimedia.
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