Latera (VT) e il fantasma del Canetto di San Rocco tra fede e mistero...
Lo spirito benigno del Canetto di San Rocco si aggira da secoli tra i vicoli in pietra del borgo medievale di Latera, un simbolo di fede e memoria popolare nel cuore antico della Tuscia Viterbese.
Di Andrea Contorni - lunedì 20 ottobre 2025

Nelle notti quiete della Tuscia, quando i borghi si svuotano e nei vicoli si percepisce solo l'eco di passi lontani mentre la luce dei lampioni disegna ombre tremolanti, sembra che qualcosa prenda vita. È una memoria antichissima e sapiente, che ancora oggi custodisce racconti appena accennati: leggende di spiriti erranti, visioni improvvise e creature sospese tra realtà e fantasia.
Sono molto legato al territorio della Tuscia Viterbese dove si perdono le mie origini familiari. Un legame profondo che mi ha portato negli anni ad allontanarmi da Roma per recarmi in luoghi per me magici e ancestrali. Sono venuto a conoscenza di tante storie curiose che affondano le loro radici nell'ignoto e nel mistero. E io sono da sempre appassionato di misteri. La Tuscia è davvero uno scrigno colmo di segreti e racconti particolari: dal borgo fantasma di Celleno, meta preferita di cacciatori di spettri e amanti dell'occulto, alle fugaci apparizioni di dame bianche che comparirebbero lungo le strade di campagna, illuminate dai fari di un'auto solitaria. Il fantasma di un castellano morto in circostanze tragiche avrebbe preso dimora nel salone della Rocca di Bolsena, mentre una "Dama senza pace", secondo la tradizione, si aggirerebbe inquieta nel Castello di Torre Alfina. Ricordo anche i processi per stregoneria, le possessioni demoniache (le sette fanciulle di Onano), una splendida città rinascimentale rasa al suolo fino all'ultima pietra (Castro) e la presenza del famoso boia pontificio Mastro Titta che a Valentano compì una delle prime esecuzioni della sua lunga e patibolare carriera.

A Latera, piccolo comune adagiato tra i rilievi che dominano il Lago di Bolsena, le storie assumono un volto più intimo e popolare. Qui, tra boschi e fontane, anche le presenze più temute si sono da tempo radicate nel paesaggio, diventando figure familiari che abitano la soglia tra il mondo visibile e quello invisibile. Arroccata a chiocciola su un colle dei Monti Volsini, Latera si trova a oltre cinquecento metri di quota. Fu signoria nel 1408 e ducato dal 1602 al 1668 sotto i Farnese: un'importante enclave dello Stato Pontificio. Amministrata con equilibrio e lungimiranza, Latera rappresentò per più di due secoli una sorta di isola felice in un territorio travagliato da contese e guerre di potere. Si ricorda un unico episodio storico degno di essere ricordato: l'uccisione di Pietro di Latera, giovane erede del feudo, assassinato durante una battuta di caccia agli inizi del Seicento. Tra il XIX e il XX secolo, il borgo visse il destino comune a molti centri dell'Alta Tuscia: povertà, emigrazione e terremoti portarono a un lento ma inesorabile spopolamento. Oggi Latera conta poco più di settecento abitanti, ma conserva una tradizione orale sorprendentemente viva, da cui sono nate alcune tra le leggende più singolari e suggestive dell'intera regione.
Due figure spettrali, ombre di donne che in vita furono streghe o considerate tali, popolerebbero ancora i dintorni del paese. La prima è la Strega di Canale, uno spirito maligno che dimorerebbe nei pressi della Fontana del Canale, un'antica fonte da cui sgorgano due sorgenti di acqua frizzante. Si dice che possa scatenare disgrazie o rivelare presagi sinistri. Qualcuno racconta di aver visto una piccola nube scura librarsi sopra la collina: si pensa sia lei, la Strega di Canale, che ribadisce ancora una volta la sua presenza tra i vivi. L'altra entità è quella della Marroca, un'anziana dall'aspetto non ben definito, con occhi di fuoco, che si aggirerebbe al crepuscolo tra i vicoli del borgo. La leggendaria figura della Marroca è condivisa tra Latera e il vicino borgo di Onano, dove è protagonista di una terribile vicenda di morte e dolore. Si tratta di una storia che vi racconterò poi... Apro ancora una parentesi sulla Marroca, figura leggendaria in realtà diffusa in diverse zone tra Toscana e Lazio. Si ritiene sia una strega ma dalle fattezze mostruose del tutto simili a quelle di un grosso serpente o di una piovra dai lunghi tentacoli. Nascosta in paludi, acquitrini, oscure buche nel terreno o profondi pozzi, uscirebbe di notte per andare a caccia. Il suo verso caratteristico sarebbe del tutto simile a quello del gorgoglio dell'acqua. Vi rimando a questo articolo per maggiori approfondimenti. Chiedendo in giro per i paesi della Tuscia, ho scoperto che ancora oggi la Marroca è utilizzata come spauracchio per i bambini piccoli, un ruolo simile a quello del famoso "Omo nero". Il suo aspetto dunque è mutevole e si adatta alle circostanze pur di raggiungere lo scopo...
Le ombre e i racconti della Tuscia: il mistero di Latera e il Canetto di San Rocco
Accanto a queste presenze oscure e malevole, vivono però due spiriti benevoli e bizzarri. L'Ometto di Ciancarella è un folletto dispettoso che si nasconderebbe tra gli alberi del boschetto omonimo, ai margini di Latera. Irrequieto come un leprecauno irlandese, suo cugino alla lontana, l'Ometto è una presenza leggera e spesso invisibile, ma capace di incutere paura in chi si avventura tra i sentieri ombrosi della selva. I suoni della natura vengono meno d’improvviso e si sente distintamente solo il fruscio di piccoli passi in avvicinamento; è così che l’Ometto di Ciancarella si manifesterebbe. L'altro fantasma, ben più noto e ricordato, capace di unire fede e leggenda, è il Canetto di San Rocco. La sua storia affonda le radici nel Medioevo: durante l'isolamento dovuto alla peste, San Rocco, gravemente ammalato, fu accudito da un cagnolino di nome Oreste. Ogni giorno il piccolo meticcio procurava all'uomo cibo e acqua, non lasciandolo mai solo fino alla morte che avvenne il 16 agosto del 1331. Da allora, l'animale svanì senza lasciare traccia alcuna. Secondo la tradizione, il suo spirito non ha mai abbandonato Latera.

Il Canetto di San Rocco appare di notte, nei pressi della chiesetta dedicata al santo pellegrino, edificata nei primi anni del Quattrocento come voto per la fine della peste. È un’ombra silenziosa, che non abbaia e non si avvicina all’uomo. Alcuni testimoni raccontano di aver visto, nelle notti più scure, un cane rannicchiato ai piedi della scalinata della chiesa, una visione che svanisce appena ci si avvicina. All'interno del piccolo santuario, un antico affresco raffigura San Rocco con un cagnolino bianco al suo fianco: un dettaglio che lega indissolubilmente arte, devozione e leggenda. Dal Quattrocento a oggi, la storia di Oreste si è tramandata di voce in voce fino a diventare parte della cultura identitaria di Latera. Gli abitanti del borgo lo considerano un guardiano benevolo, uno spirito protettivo legato al santo e al suo luogo sacro.
I fantasmi degli animali, cani, gatti e persino volpi, caratterizzano il folklore locale. Sono interpretati come messaggeri tra il mondo dei vivi e quello dei trapassati, presenze considerate positive e persino di buon auspicio. Il Canetto di San Rocco è parte integrante della storia di Latera, protagonista di una tradizione orale secolare. Ha perso poco a poco il suo alone di mistero, consolidandosi nella cultura identitaria di uno dei borghi più caratteristici della Tuscia.
Bibliografia e sitografia:
- "Leggende e storie paesane" dal sito ufficiale del Comune di Latera.
- "Racconti di Veglia: la Marroca". Articolo di Alessio Banini dal sito lavaldichiana.it
- Le grafiche sono pubblicate con Licenza di utilizzo "Canva" regolarmente acquistata.
- Le illustrazioni sono realizzate con l'ausilio dell'intelligenza artificiale.
- Le fotografie di Latera sono di Andrea Contorni - tutti i diritti riservati.

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René Magritte